#Sorrisiall’Orizzonte: Michelle – “Io coltivatrice di cacao, sogno di diventare una brava mediatrice interculturale”
Sono Michelle, ho 30 anni e provengo dalla Costa d’Avorio. Sono sbarcata sulle coste del litorale ionico 10 anni fa, insieme ad altre 62 persone tra cui donne e bambini. La Guardia Costiera della zona ci ha salvato durante una notte d’inverno fredda e con mare agitato, eravamo in balia delle onde per ore e non riuscivamo a raggiungere la riva. Appena arrivati ci hanno accolto nella palestra della scuola del paese, medici e infermieri ci hanno sottoposto alle prime visite mediche, i volontari ci hanno procurato vestiti, cibo e acqua.
La mia situazione di salute era allarmante perché apparivo molto magra e malnutrita; la signora Maria, un’infermiera, si è presa subito cura di me preoccupandosi per la mia salute, i miei documenti e la mia situazione familiare. Provengo da una zona della Costa D’Avorio molto povera, un paesino che vive di agricoltura e allevamento. Oltre mio padre e mia madre ho 3 fratelli e 2 sorelle. Da generazioni siamo coltivatori di cacao, ma studiare è sempre stato il mio sogno. Ho potuto frequentare le scuole elementari e medie del paese, per poi lasciare e dedicarmi alla coltivazione di cacao. I miei genitori comprendendo il mio desiderio, hanno investito tutto ciò che avevano per farmi arrivare in Italia ed avere un futuro migliore.
Sono partita dalla Costa D’Avorio e ho attraversato il Mali, l’Algeria e la Tunisia. Sono stati mesi difficili, viaggiando su mezzi di fortuna e dormendo sul ciglio della strada. Tante volte non potevo mangiare perché i soldi che mi avevano dato i miei genitori li custodivo con cura per il viaggio. In questi mesi ho stretto diverse amicizie con ragazzi e ragazze che erano anche loro in viaggio. Svariate volte ci capitava di sfogarci l’uno con l’altro, infatti abbiamo creato un legame forte tra di noi, ancora oggi ci teniamo in contatto.
Arrivata in Tunisia ho lavorato come cameriera per diversi mesi finché ho saputo che partivano delle imbarcazioni per l’Italia; con i soldi racimolati con il lavoro e i risparmi dei miei genitori ho potuto pagare il barcone. Il viaggio è durato parecchi giorni, era un barcone in condizioni misere e noi dovevamo star stretti e non lamentarci.
Arrivata malnutrita, come dicevo, ho fatto tutti gli esami di rito con vari accertamenti. Per questo ho ricevuto la Protezione Umanitaria. La signora Maria mi ha accolto in casa sua e mi ha aiutato a riprendermi. Per ringraziala, aiutavo in casa e facevo da badante a sua madre anziana. Sono stata con loro diversi anni, sono diventate la mia seconda famiglia. Negli anni ho chiamato spesso a casa per sapere come stavano i miei genitori e i miei fratelli e sorelle. Ho saputo che i miei fratelli e sorelle più grandi si sono sposati e hanno avuto dei figli. Mi hanno mandato anche le foto dei miei nipotini. Ero molto emozionata nel vedere le foto, la mia famiglia è sempre nel mio cuore e spero che un giorno potremo ricongiungerci.
In questi anni ho potuto frequentare la scuola media e poi ho frequentato la scuola serale per prendere il diploma di scuola superiore. Mi è sempre piaciuto studiare e in questi anni mi sono potuta dedicare al mio sogno, tutto con l’aiuto della signora Maria. Sono riuscita anche a stringere delle amicizie nel paese che tuttora coltivo. Da tre anni mi sono trasferita a Reggio Calabria e mi sono iscritta alla facoltà di “Interpretariato e Mediazione Interculturale” dell’Università per Stranieri di Reggio Calabria”. Mi trovo molto bene, con alcune ragazze condividendo inizialmente le ore di studio, pian piano siamo diventate amiche. Nel fine settimana usciamo insieme, ci divertiamo andando qualche volta al cinema, a ballare o per una passeggiata tranquilla. A Reggio Calabria ci sono molti ragazzi miei coetanei e questo mi fa sentire molto accolta. Laureandomi a breve spero che un giorno possa aiutare gli altri per una integrazione e inclusione positiva in Italia. Sono sempre in contatto con la mia seconda mamma, la signora Maria che mi aiuta in tutto e mi supporta. Mi manca molto la mia famiglia, il mio paese. Il mio presente e futuro sento siano in Italia.
A cura di Elisa Servello
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