Ricordando Bergman.
Cento anni fa nasceva Ingmar Bergman, e noi vogliamo rendergli omaggio.
Non lo ricordiamo solo per capolavori come “Il posto delle fragole” ed “Il settimo sigillo“, ma anche per essere stato un grande uomo e, parallelamente, fonte di ispirazione di gran parte del cinema moderno.
Da lui Fassbinder attinse la ricerca del religioso, per lui Woody Allen cambiò la sua cifra stilistica, abbandonando l’eleganza della commedia di conversazione per scegliere la via dell’introspezione psicanalitica.
A cento anni dalla nascita si può però dire che nessuno può dirsi, in coscienza, distante da Bergman: perché nessuno come lui seppe indagare l’animo femminile, perché nessun altro ha saputo traghettare la psicanalisi da esperienza astratta dell’inconscio in visualità lacerante, perché la sua idea del cinema come spazio concluso in cui si muovono e prendono forma i sentimenti e le passioni è autentica architettura dell’immagine.
“In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l’enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà.”
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