Premessa al 25 aprile: appello alla riflessione.
Domani sarà il 25 aprile.
Festa della Liberazione, Anniversario della resistenza, chiamatelo come più vi aggrada. Domani, ripeto, sarà il 25 aprile e io so che molte persone non capiranno. Non sapranno mai il significato della parola “guerra”; non comprenderanno mai il concetto di “patriottismo”, o quello di “unità”. Lo ipotizzo non certo per un mio personale cinismo, ma semplicemente per il mio mero vivere circondata, incessantemente, da persone di ogni età, sesso, razza e ceto sociale.
Quindi mi rivolgo a voi, disinformati (per scelta o meno), nell’era in cui l’informazione, per forza di cose, ti colpisce quotidianamente. A voi, miei ipotetici lettori, dedico solamente questa frase, senza intenzione alcuna di avviare un dibattito sociologico, sociale o politico.
Vi invito però a riflettere, ad informarvi e, soprattutto, a non smettere mai di chiedere, di domandare e di dubitare.
Sognò di andare a tirar giù l’impiccato. Si rammentava di non aver potuto vedergli la faccia. Adesso che era disteso in terra, si chinò per sapere chi era: riconobbe Palita, vivo, che si tolse la corda dal collo, e sembrava che stesse benissimo. Subito lui l’abbracciò; parlava forte, con una bella voce: – Sono venuto per dirti che sei una brava moglie e una brava compagna. Va’ pure avanti così senza paura. Non ti succederà niente, a te e agli altri. Sono contento che tu lo sappia che cosa mi hanno fatto i tedeschi.
Renata Viganò – L’Agnese va a morire
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