Papa Francesco a Lesbo, un piccolo gesto per un grande messaggio di pace.
Un gesto semplice e di grande umanità.
Non ci si aspettava certo di meno da Papa Francesco, che durante una visita in Grecia, sull’isola di Lesbo, ha portato a Roma sul suo aereo 12 profughi di confessione mussulmana. Sono mesi che su questa isola si rifugiano i migranti provenienti dalle coste della Turchia, per poi cercare di arrivare sulle coste del continente Europeo, spesso rischiando la vita su imbarcazioni di fortuna.
“Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione” dice Francesco, durante l’incontro con i due patriarchi ortodossi Bartolomeo e Hieronimos.
Così ha voluto descrivere il viaggio: “quello di oggi è un viaggio un po’ diverso dagli altri: la catastrofe umanitaria più grande dopo la Seconda Guerra Mondiale. È un viaggio segnato dalla tristezza. Andremo anche a un cimitero: il mare. Tanta gente è annegata”
Ha passeggiato tra i profughi, ascoltando le loro storie e i loro dolori. Poi in modo molto semplice ha accolto tre famiglie di profughi siriani, tra cui 6 bambini, sul suo aereo per portarli fino in Italia dove probabilmente verranno ospitati dalla comunità di S. Egidio.
Ma chi sono questi profughi?
- HASAN e NOUR, provengono da una zona periferica di Damasco, Al Zapatani, continuamente oggetto di bombardamenti. Sono fuggiti insieme al loro verso la Turchia, dove si sono imbarcati su gommone diretto a Lesbo.
- RAMY e SUHILA, provengono da Deir Azzor. Entrambi cinquantenni, lui insegnante, lei sarta, sono fuggiti con i tre figli perché la loro casa è stata distrutta. Sono arrivati in Grecia nel febbraio 2016 attraverso la Turchia.
- OSAMA e WAFA, vivevano a Damasco, più esattamente a Zamalka, con i loro due figli. Anche la loro casa è stata bombardata. La mamma racconta che il bambino più piccolo si sveglia tutte le notti. Per un po’ di tempo aveva smesso anche di parlare
Ecco chi sono questi profughi, sono persone come chiunque altro. Hanno diritto di vivere in pace, liberi dal terrore di morire per colpa di qualche pazzo estremista o per una bomba.
Questo gesto sia un monito per tutto il mondo, ma non solo per i “grandi capi”, anche per la gente comune che guarda questi nuovi arrivati con diffidenza e ostilità. Impariamo da Francesco il valore vero dell’accoglienza e solidarietà.